Uno dei monumenti più significativi dell’architettura tardo gotica e rinascimentale in Sardegna

La facciata attuale si presenta semplice, con un solo portale la cui struttura architravata è scolpita a basso rilievo con lo stemma francescano al centro (non più ben visibile) e ai lati gli angeli che portano gli strumenti della passione di Cristo: la colonna della flagellazione, la corona di spine, il mazzo delle cordicelle con i flagelli, la scala, la lancia con la spugna, i chiodi, queste sono immagini care alla tradizione francescana.

L’interno della chiesa è diviso in tre navate, separate da archi a tutto sesto che scaricano su otto pilastri cruciformi in arenaria delimitanti le dieci cappelle.

La navata centrale è coperta da una volta a botte in pietra arenaria intersecata da lunette. Al di sopra degli archi, sopra un’esile cornice marcapiano, si aprono otto finestre rettangolari.

Nella mensola, originariamente destinata a reggere il pulpito (piattaforma destinata alla predicazione durante le celebrazioni liturgiche), vi è una statua lignea del ‘600, che raffigura il Cristo flagellato alla colonna, noto come lo rosegat, espressione algherese che significa 'rosicchiato'. Gli stessi caratteri espressivi si rilevano, anche se molto stemperati da un intaglio meno aspro, nella statua del Cristo deposto che si trova nella terza campata sinistra; entrambe le statue rappresentano scene della passione di Cristo e, secondo la tradizione spagnola, venivano portate nella processione dei “Misteri” del Martedì Santo.
L’altare maggiore in marmi policromi, in stile rococò, è stato eseguito a Genova nel 1773 dallo scultore Gianbattista Franco ed è sormontato dalla statua della Vergine, situata in posizione centrale, di S. Francesco e di S. Antonio da Padova.
Le colonne delle cappelle adiacenti l’abside sono di grande interesse per le decorazioni dei capitelli, che raffigurano le piante che i frati coltivavano negli orti attorno al convento (foglie di cicoria, piante di carciofo, tralci di vite…).
Di grande suggestione sono, inoltre, i tre altari barocchi in legno dorato e policromato visibili nella navata sinistra, datati nell’ordine 1729, 1730, 1734, opera della bottega artigiana di Michele e Agostino Masala.

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